Marietta Alboni
Ma già dalla prima metà del 1800 poteva gloriarsi di aver dato i natali a quella che allora fu definita il più grande mezzosoprano del mondo, per il particolare colore della voce, la tecnica inarrivabile e per la modestia che sempre caratterizzò la sua esistenza: Marietta Alboni.
Anna Maria Marzia Alboni (Marietta) nacque a Città di Castello il 6 marzo 1826 da Eustacchio, tenente delle dogane pontificie, e Geltrude Massetti, originari di Bagnacavallo (Ravenna).
Marietta era la penultima di sette figli, in ordine: Teresa, Leopoldo, Orlando, Pietro, Candida, Marietta, Belisario.
Gli Alboni abitavano in via XI Settembre N° 25, proprio di fronte al Santuario della Madonna delle Grazie, sede del nostro coro; ci sembrò naturale di intitolare il coro a Marietta Alboni.

«Rossini (...) le fece eseguire qualche frase del recitativo di Arsace della Semiramide, quindi la congedò con un furibondo: "Tu gridi come un venditore ambulante!". Ma poco dopo confidò a Olimpia Pelissier, poi sua seconda moglie, d'aver ascoltato la più bella voce di contralto che potesse immaginarsi.»
Eustacchio Alboni venne trasferito a Bologna nel 1839. La giovane Marietta ebbe qui il suo primo incontro con Gioacchino Rossini, allora direttore del Conservatorio di Bologna; ecco come il Celletti ci descrive l'audizione: «Rossini (...) le fece eseguire qualche frase del recitativo di Arsace della Semiramide, quindi la congedò con un furibondo: "Tu gridi come un venditore ambulante!". Ma poco dopo confidò a Olimpia Pelissier, poi sua seconda moglie, d'aver ascoltato la più bella voce di contralto che potesse immaginarsi. Aveva immediatamente avvertito il divario tra le doti naturali e il metodo di canto e definiva "gridare", come Donizetti, del resto, il cantare sempre a squarciagola, si trattasse anche d'una voce eccezionale.
Dell'educazione vocale di Marietta Alboni volle poi, per diciotto mesi, occuparsi personalmente e ne fece la sua più acclamata esecutrice degli anni 1840 e 1850. Tutte le testimonianze del tempo assicurano che l'AIboni, voce dolce e agilissima oltre che ampia e sonora (dal fa2 al do5), non forzava mai.
Oramai era una vera amicizia quella che univa Rossini alla Alboni; sappiamo che Rossini scriveva per lei vocalizzi particolarmente impegnativi, che andavano ben al di là dell'originale ruolo di contralto. L'Alboni affrontò anche parti da mezzosoprano e soprano: la troviamo addirittura impegnata nel ruolo di Don Carlo (Baritono) nell'Ernani di G. Verdi. Non sarà pertanto una scoperta trovare l'Alboni dedicataria del «Salutaris Hostia» della Petite Messe Solennelle.
La grande amicizia fra Rossini e l'Alboni pose quest'ultima ad essere presente anche il 29 febbraio 1868 in occasione dell'ultimo compleanno del Maestro. E fu sempre l'Alboni che insieme ad altri diciotto fra i cantanti più famosi dell'epoca, fra cui A. Patti, la Nilsson, Duprez, Faure, ecc., cantò durante i funerali di Rossini a Parigi, nella chiesa della Trinité, il duetto «Quis est homo» dallo Stabat Mater e la preghiera «Dal tuo stellato soglio» dal Mosè insieme al coro degli studenti del Conservatorio di Musica di Parigi.




Nella splendida carriera artistica di Marietta Alboni figurano ben quarantacinque opere in repertorio dalla Cenerentola, Barbiere di Siviglia, L'Assedio di Corinto, La donna del lago, ecc. di Rossini, alla Norma di Vincenzo Bellini, al Don Pasquale di Donizetti, al Giuramento di Mercadante, al Trovatore di Verdi, solo per citarne una piccola parte.
Nel 1872, fu nuovamente tentata dalla passione delle scene, ma era in lotta atroce con la sua persona di una esuberanza insopportabile, con una disgraziata e deforme opulenza che aveva già fatto, in passato, ripetere da un critico francese «Essa è un elefante che ha ingoiato un usignolo». Però quando iniziava a cantare, il pubblico non vedeva più la sua figura massiccia ed antiestetica.
L'ultimo sprazzo di luce Marietta Alboni lo diede nel 1892 quando nella festa d'arte per il centenario della nascita di Rossini, cantò un'aria scritta da Rossini per la Malibran; aveva ancora una bellissima voce. Morì nel 1894, per una malattia allo stomaco, lasciando una eredità di circa 50.000 franchi alla città di Parigi, ove il suo busto, scolpito dal Moncel, adorna il «foyer» del Teatro dell'Opéra. Anche una via della capitale francese, della lunghezza di 203 metri, è intitolata a Marietta Alboni. La strada in questione è situata non lontano da Cours-la-Reine, ove ha abitato la Alboni, nel XVI arrondissement.
Biografica tratta da "Diecincanto" di Marcello Marini